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Il mensile on -line

Data 30/10/2007
 

2° Festa del Cinema di Roma. Giornata di premiazione

dall’inviato Italo Mastrangeli

 

Juno ha vinto il “Marc’Aurelio” alla 2° Festa del Cinema di Roma. E la cosa non ha sorpreso, visto che già da alcuni giorni erano stati in molti a pronosticare il successo di questo piccolo film americano. Realizzato da Jason Reitman, il film “ha suscitato un’ondata di emozioni” nel pubblico e “racconta la storia di un’adolescente alle prese con una gravidanza non desiderata”, ricco di humour e pieno di “speranza”, come ha motivato il presidente della Giuria Danis Tanovic, premio Oscar per No Man’s Land.

Ma aldilà del film, chi ha vinto è stata la città di Roma che si è arricchita di un nuovo evento culturale, che quest’anno si è consolidato richiamando centinaia di migliaia di visitatori che hanno potuto godere in anteprima film di buona qualità e vedere da vicino le star del cinema sfilare sul red carpet. Come Cate Blanchett, Sean Penn, Tom Cruise, Terrence Malick, Francis Ford Coppola, Bernardo Bertolucci e la Sofia nazionale tanto per citarne alcune. Numeri importanti che Goffredo Bettini, presidente della Festa, ha snocciolato con orgoglio dal palco della sala di Santa Cecilia all’Auditorium.  600mila visitatori, 120mila più dell’anno precedente; 110mila biglietti strappati, 102 film presentati, 2631 giornalisti accreditati; 2454 articoli pubblicati e 804 servizi televisivi e radiofonici realizzati dalla stampa italiana; il portale (www.romacinemafest.org) visitato da oltre 200mila persone che hanno cliccato complessivamente oltre 1milione di pagine web.

Un risultato importante che, come nelle attese degli organizzatori, sta diventando sempre più una festa popolare piuttosto che un festival di addetti ai lavori. E che, ne siamo certi, in futuro crescerà ancora, anche senza l’aiuto del suo presidente Bettini, che con molta probabilità lascerà la festa all’Auditorium a causa dei suoi numerosi impegni in Senato e nel consiglio del nuovo Partito Democratico.

 

La giornata: il concerto di Morricone e l’appello dei 100 autori

 

Per un paio d’ore la musica è tornata protagonista al Parco della Musica. Grazie a Ennio Morricone, l’uomo che come pochi altri è riuscito nel corso della sua carriera a fondere la musica con l’immagine cinematografica. Verso le 11.30 di sabato 27 ottobre, nella sala di Santa Cecilia, infatti, un pubblico abbastanza numeroso, ma non tanto da riempirla tutta, ha atteso paziente l’inizio del concerto del premio Oscar alla carriera. Il direttore d’orchestra, che non ha bisogno di presentazioni, ha proposto nelle circa due ore alcuni suoi brani, colonne sonore di pellicole prestigiose eseguite magistralmente dall’orchestra dell’Auditorium, come Mission e Sacco e Vanzetti, quest’ultima lieta sorpresa fuori programma. Concerto apprezzato dal pubblico, parte del quale giunto qui solo per ascoltare e vedere il grande compositore all’opera.

Alla fine del concerto, sul telone dietro al palco, è stato proiettato un breve documento, della durata di circa 15’, con l’appello di cento addetti ai lavori del cinema italiano (attori, registi, sceneggiatori e perfino una studentessa di cinema) che hanno chiesto al mondo della politica, dell’economia e quant’altro di prodigarsi a sostegno dell’industria cinematografica, strozzata da almeno due decadi e con finanziamenti ridotti all’osso: un indotto di centinaia di migliaia di lavoratori (come la Fiat, come il Calcio), che produce e diffonde cultura sociale e democratica, ma che non è tenuto nella giusta considerazione. Un filmato apprezzato dai presenti che con molti applausi hanno voluto sottolineare alcuni passaggi, dimostrando così tutta la solidarietà verso i “100 autori” titolari dell’appello.

 

Gli altri Marc’Aurelio

 

Poi è stata la volta dei premi. Ma la gran parte degli spettatori nel frattempo s’era come dileguata. Difronte a molte poltrone vuote è iniziata la sfilata di qualche rappresentante politico (pochi, erano tutti a Milano per la nomina ufficiale di Veltroni a leader del Pd), amministratori delegati di imprese telefoniche, cosmetiche, banchieri ecc. per premiare questo o quell’altro film o personaggio. E forse i premi erano davvero troppi. Ce n’era uno per ogni sponsor di prestigio, con i propri rappresentanti sul palco a dire quanto importanti fossero stati gli sforzi della propria impresa per finanziare la Festa del Cinema di Roma. Una ‘marchetta’ che gli organizzatori della Festa potevano e dovevano risparmiarsi.

Oltre a Juno, tra i premi di una certa rilevanza, da segnalare il Marc’Aurelio che Tanovic ha consegnato a Jang Wenli , presentatasi con un lungo abito da sera alle due del pomeriggio, come migliore interprete femminile nel lungometraggio Li Chun diretto dal marito Chang Wei Gu, in cui l’attrice ha impersonato una donna soffrente e frustrata “che deve fare i conti con una realtà bloccata, da cui si sente soffocare, riuscendo a non esserne sopraffatta”. A Rade Serbedizija è invece andato il premio come migliore attore per l’interpretazione in Fuggitive Pieces di Jeremy Podeswa “per la credibilità con la quale ha interpretato il personaggio di un uomo che con umiltà e sensibilità aiuta un ragazzino dell’Europa martoriata dell’Est a sfuggire al proprio destino”. Da segnalare infine il premio a Into the Wild di Sean Penn, per “l’intensità con cui ha saputo raccontare il viaggio di un giovane estremista della vita verso territori indicibili, sino a quel punto di non ritorno dove pulsa il cuore di una natura immensa e selvaggia (appunto “into the wild”) e una inappagabile ricerca di libertà e amore”. Ma a ritirare il premio non c’era il grande Sean. Anche lui se n’era già andato…

   
 
   
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