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Data 01/07/2007
 

Incontro con Saviano, blindatissimo autore di Gomorra.

di Italo Mastrangeli

ROMA – Festival delle letterature, ultima sera. Si accendono i riflettori sul palco e sale Roberto Saviano, autore di Gomorra. Sotto, oltre 2.500 persone strette tra i ruderi della basilica di Massenzio. Una folla che già nel pomeriggio s’era accalcata davanti ai cancelli, non per acclamare una star del rock o per osannare un giocatore di calcio, ma, incredibile a dirsi, solo per ascoltare uno scrittore che legge un suo breve racconto, L’anello. “Spero di superare l’ansia e la soggezione che sto provando. Non mi aspettavo una cornice del genere”, dice stupefatto.

Ha 28 anni Saviano, ma a vederlo non si direbbe: barba incolta, pochi capelli e una camicia rossa troppo larga per dirsi alla moda. Dietro di lui due carabinieri gli fanno da ombra: sono la sua scorta. Scelta obbligata per Saviano, visto che con Gomorra ha attirato le antipatie dei clan camorristi. Dice in proposito: “Dedico il racconto che sto per leggere alla mia scorta. Sono 6000 ore che stiamo giorno e notte insieme”.

Il maggior successo editoriale dell’anno è, per colui che l’ha generato, il suo incubo peggiore. Cose che la gente capisce e che creano, da subito, forte empatia. Del resto Saviano voleva che Gomorra non fosse solo un romanzo e sperava che diventasse strumento per dare voce a quella parte d’Italia sottomessa e umiliata. “Credo che Gomorra possa essere un utensile – aveva detto poco tempo fa ad una emittente televisiva - in grado di scardinare una cappa d’acciaio calata sul nostro paese che ha smesso di raccontarsi”.

 

Tra i suoi fan più accesi Enzo Biagi. “Dopo averlo conosciuto – disse l’anziano giornalista - mi è venuto subito in mente uno scrittore che ho molto amato e di cui sono stato amico: Leonardo Sciascia. Quanto lui ha saputo narrare la sua Sicilia e le storie di mafia così Saviano è lo scrittore per eccellenza di Napoli e della camorra. Dai giovani, anche alla mia età, c’è sempre da imparare. Da Roberto Saviano un po’ di più”.

 

Ma torniamo alla cronaca della serata alla basilica di Massenzio. Sul palco, lo scrittore legge il suo racconto, sotto, la folla in ipnotico ascolto. Dopo mezz’ora Saviano termina L’anello e un fragoroso applauso rompe il silenzio. Poi immediatamente le luci sul palco si spengono. Allora la gente, lentamente, inizia a sfollare. Qualcuno va verso l’uscita, qualcun altro verso lo scrittore. Saviano saluta, ringrazia, firma autografi, dimostrandosi disponibile con tutti. E intanto i due carabinieri dietro di lui gli fanno da ombra.

 

 

 

 

   
 
   
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