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Censurato il film su Fioravanti "Non hanno nemmeno letto la sceneggiatura" di Italo Mastrangeli Francesco Patierno, già regista di Pater Familias, non si arrende. Continua a credere nel suo film, Banda Armata, sulla vita di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. Alcuni mesi fa, era febbraio, il film venne sospeso causa proteste dell’Associazione Familiari Vittime della strage di Bologna. Da allora il regista è andato in giro, ha parlato e si è confrontato con tutti: giornalisti, critici, addetti ai lavori, semplici curiosi. Per questo il 30 Maggio al cinema Detour, una piccola sala nel cuore dell’Esquilino a Roma, ha incontrato un ristretto pubblico di appassionati della settima arte: “amici” invitati dalla rivista online di critica cinematografica Schermaglie. In mezzo ai cinefili anche qualche giornalista. Fin dalle prime battute tutti gli astanti si sentono coinvolti. Sono bene informati e dopo qualche minuto iniziano a rumoreggiare. L’argomento interessa e suscita reazioni contrastanti. Poi uno prende coraggio. Si alza e chiede: “Non c’è il rischio di riabilitare due persone come Mambro e Fioravanti?”. Patierno non aspettava altro. Dimostrare, anche a Roma, che i giudizi sul suo film sono “solo” pregiudizi. “La mia volontà non è quella di riabilitare Giusva Fioravanti - afferma il regista - A me interessa solo raccontare la storia di un ragazzo della borghesia che da bambino era una star del piccolo schermo (era protagonista del noto sceneggiato Rai La famiglia Benvenuti ndr) ma che a 18 anni aveva già più di un omicidio sulle spalle”. Patierno però è persona intelligente. “Comprendo tutti coloro che hanno subito violenza dai due Nar, ma - aggiunge - hanno giudicato il film senza nemmeno leggere la sceneggiatura”. Crede nel suo progetto e vuole vederlo realizzato. Continua a difendersi. Dice: “Il mio non è un film politico ma è giunto il momento, a trent’anni dalle stragi, di provare a comprendere quel periodo ancora poco esplorato”. Affinché la storia non si ripeta. Perché il male è sempre in agguato. Ieri come oggi si deve “raccontare una storia - sostiene Patierno - che per alcuni versi assomiglia a quella di tanti ragazzi che scelgono di stare dalla parte sbagliata”. Dopo un’ora, intervallata da un corto di circa 20 minuti, il regista pare soddisfatto. Il pubblico, invece, non è ancora sazio ma purtroppo il tempo è scaduto. La sala inizia a sfollarsi. Lentamente si raggruppa fuori, in strada, uno sparuto gruppo. Qualcuno in attesa del regista, qualcun altro di un amico. Fumano e parlano della serata appena trascorsa. Bisognerebbe vederlo il film per giudicare, dice uno. Chissà se ce la farà a farlo, dice l’altro. E intanto continuano ad aspettare. |