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Data 15/03/2007
 

Il cancro mi ha reso più frivola” di Miriam Engelberg
b/n, 128 pagg, TEA  collana “Esperienze”, €9,00

di Antonio Recupero

Si dice che nella vita ci siano cose di cui non si può ridere, sulla quale non è bene neanche ironizzare, a pena di passare per cinici, insensibili, stronzi...
Una di queste cose è il cancro, uno degli ultimi grandi spauracchi medici, un babau di cui parlare solo con seriosa riverenza e in tono pietistico.
Ma cosa succede se è una malata di cancro la prima a scherzarci su?
Miriam Engelberg è morta il 17 ottobre 2006, per un tumore recidivo al seno andato in metastasi. Le hanno diagnosticato la malattia quando aveva quarantre anni e un figlio di quattro. Ha passato tutta la debilitante fase delle cure mediche e dei gruppi di sostegno per malati. Avrebbe avuto tutto il diritto di chiudersi nella disperazione, di lasciarsi andare, godersi gli ultimi anni con la sua famiglia.
Ma così non è stato.
 Nonostante le inevitabili fasi di sconforto, Miriam ha reagito alla sua malattia, spiritualmente se non in senso fisico, e ha trovato un nuovo sostegno nell’arte, e per essere precisi nel fumetto (sì, prendiamo il coraggio a due mani e chiamiamo “arte” anche il fumetto).
Nelle pagine di questo libro non si trovano eroi invincibili, disegni spettacolari e storie fantastiche. Con un tratto che potremmo definire minimalista (ma potremmo anche dire che la Engelberg non era certo una gran disegnatrice, come lei stessa dice nel suo libro), l’autrice ci racconta la sua malattia attraverso delle storie brevi, a volte degli episodi, degli aneddoti, a volte invece attraverso delle piccole prese in giro di sè stessa e del mondo dei malati terminali di cancro, e di tutto ciò a cui si appigliano quando si ritengono senza speranze. Racconta le piccole ipocrisie, gli imbarazzi, le ingenuità di chi si trova a confrontarsi con delle persone affette da una di quelle cose su cui non si potrebbe scherzare.
E lo fa in maniera delicata, leggera, divertente. Tra una sorriso e l’altro può capitare anche di provare un certo groppo alla gola, ma le pagine di questo libro ci invitano a mandarlo giù, e a scherzare un po’ di più sulle cose di cui non si potrebbe ridere.

   
 
   
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